Appunti Sull'Ordine Domenicano

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Jari Mäenpää
view post Posted on 6/1/2009, 18:07




San Domenico



Domenico di Guzmàn fu un santo spagnolo nato nel 1170 a Calaruega in Castiglia e morto il 6 Agosto del 1221 a Bologna. Trascorse tutta la sua vita dedicandosi a Dio e fin dall’infanzia, dopo aver vissuto fino all’età di sette anni con la famiglia, fu mandato dal padre Felice e dalla madre: la Beata Giovanna ad Osma ospita di uno zio arciprete. Più tardi all’età di quindici anni si trasferì a Palencia, la moderna Valencia, dove frequentò la celebre scuola di grammatica e dove apprese la regola di S. Agostino. Di lui si dice che era un giovane di media statura, barbuto, magro e con i capelli rossi, sempre disciplinato e sicuro riguardo la propria vocazione. Conclusi gli studi ottenne una cattedra di teologia che abbandonò all’età di trentun anni per diventare canonico del capitolo d’Osma e in seguito sottopriore. Nel 1201 lasciò la Spagna per accompagnare il suo vescovo, Diego de Acevedo, in Danimarca dove avrebbe dovuto chiedere la mano di una principessa per ordine di Alfonso IX, re di Castiglia, desideroso di trovare una sposa per suo figlio. Durante il viaggio di ritorno Domenico anziché tornare subito in Spagna si fermò a Tolosa, uno dei centri dell’eresia albigese, dove incominciò la sua opera di conversione utilizzando le stesse armi dei suoi nemici: la povertà, l’umiltà e la tolleranza. Si narra che andava in giro indossando una semplice tonaca e a piedi scalzi percorreva in lungo e in largo quelle regioni “infettate” dalla disobbedienza; predicando e promovendo dibattiti parlando con la sua voce pacata e sicura. Così facendo riuscì a convertire un innumerevole numero di persone dimostrando alla chiesa quale fosse la strada migliore per sconfiggere l’eresia. Si dice che dopo molti tentavi di convincere i legati papali a seguire la sua strada per combattere l’eresia corse il rischio lui stesso di essere definito eretico e probabilmente sarebbe stato condannato; se non fosse riuscito, nel 1216, a convincere Papa Onorio III dopo essere stato bocciato l’anno prima durante il 4° Concilio Lateranense. Per sua fortuna il Papa approvò il suo ordine il 22 Dicembre, gli diede il titolo di predicatore nel Gennaio del 1217 e lo autorizzò con due bolle a fondare l’Ordine dei frati Predicatori in Francia a Tolosa. Così, Domenico organizzò l’ordine e dopo aver istruito i suoi primi seguaci li mandò in tutto Europa per convertire e per catechizzare le popolazioni. Reclutava i suoi uomini nelle università perché li voleva istruiti, educati e combattivi proprio come erano gli avversari; a Bologna dove raccolse un gran numero di giovani diede vita a una delle prime università dell’epoca. In questo si nota la contrapposizione tra lui e S. Francesco, infatti, se Domenico sosteneva che l’umiltà e la povertà non andavano disgiunte dall’istruzione, Francesco negava ogni significato di importanza alla cultura in un mondo legato alla ricchezza e dal quale lui stesso predicava la fuga.Domenico operò tutta la vita per ricondurre la cristianità alla purezza e non conobbe mai soste o tentenni, così ancora giovane morì all’età di 51 anni a Bologna dove aveva fondato una delle case più importanti dell’ordine e proprio da queste scuole vennero i grandi pensatori e i grandi diplomatici della chiesa. Poco prima di morire però organizzò la vita dell’ordine con il primo capitolo generale dove fissò uno statuto di povertà ispirato sia alla legislazione della regola sia al modello francescano. In seguito alla sua morte il 3 Luglio del 1234 fu canonizzato da Papa Gregorio IX e nel 1267 il suo corpo fu trasferito nel convento bolognese di Niccolò Pisano dove vi fu una cerimonia solenne in suo onore con la presenza dell’arcivescovo di Ravenna, di tre vescovi, del podestà, del capo dei domenicani Giordano e di più di trecento frati accorsi per rendergli un ultimo omaggio.

Ordine domenicano



L’ordine Domenicano fu fondato da Domenico di Guzman nel 1206 e approvato nel 1216 da Onorio III con il nome originario di Ordine dei Frati Predicatori, dal compito con il quale era sorto: la predicazione sia tra le folle sia dalle cattedre delle università. Rispetto all’ordine Francescano quello Domenicano, infatti, si contraddistingue per una più profonda connotazione culturale ritenuta indispensabile per predicare e per essere ascoltati. L’Ordine si fonda principalmente sulla regola di S. Agostino, personaggio vissuto al tempo dei romani cui Domenico si ispirò per fondare il suo Ordine. Ai Domenicani la Chiesa riconobbe il diritto di predicare, tradizionalmente riservato al clero secolare, la libertà di spostarsi e divulgare, come un tempo gli Apostoli, la fede e la morale cristiana, il diritto di fondare chiese e di riscuotere decime. L’abito con cui i frati predicavano era composto da tonaca, scapolare con cappuccio bianco o con cappa e cappuccio nero; lo stemma antico è una croce gigliata bianco-nera. Lo scopo principale con il quale nacque fu la lotta contro le dottrine eretiche del Medioevo e contro coloro che le impersonavano: albigesi, patarini, fraticelli, ecc. Crearono molte scuole e molti centri di preparazione culturale e proprio da queste università usciranno, molti anni dopo la morte di Domenico, alcuni dei grandi filosofi e letterati del Medioevo: S. Tommaso d’Aquino. S. Caterina da Siena, Giordano da Pisa, Domenica Cavalca, Jacopo Passivanti, Bartolomeo da S. Concordio. Il periodo più fecondo e glorioso dell’Ordine va dalle origini alla seconda metà del trecento ed è considerata l’età d’oro. In questi anni pur manifestando segni di prime difficoltà, in particolare dopo la morte del fondatore e verso il 1350 per colpa della peste nera, riuscirono a continuare in ottima maniera la lotta contro le eresie e riuscirono ad attrarre nelle loro università un gran numero d’intellettuali. Nel 1334 Papa Benedetto XII esaltò in un’orazione solenne la purezza della loro fede, affermando che l’ordine stava in testa a tutti gli altri. Tuttavia, come già detto in precedenza, l’orizzonte si oscurò: proprio in quegli anni, infatti, i predicatori cominciarono ad essere discussi e criticati per il modo in cui assolvevano i loro compiti. Essi avevano adottato fin dall’origine una posizione intermedia ed equilibrata in merito alla questione della povertà, giudicando lecito il possesso di alcuni beni d’uso, ma avevano voluto vivere di carità per procurarseli. Così, questo impoverimento delle risorse disponibili pregiudicava tutte le iniziative dell’Ordine e, per correggere tale situazione, Benedetto XII decise nel 1337 di sopprimere nell’ordine la povertà comune, autorizzando i conventi e l’Ordine in generale a possedere beni reali. I frati rifiutarono questo provvedimento; sorse così un conflitto tra questi e il Papa, che portò all’arresto di alcuni domenicani e, per risolvere tale disputa, bisognò attendere il pontificato seguente. La decadenza sopraggiunta verso la fine del XIV secolo riguardò non solo i Domenicani ma anche tutti gli altri organismi della chiesa: il Papa si trasferì ad Avignone, vi fu un nuovo aumento delle dottrine eretiche e tutti gli ordini religiosi persero importanza; ma per loro fortuna i Domenicani trovarono in S. Caterina una sapiente guida. Il periodo che va da S. Caterina a S. Pio V (fine del 1500) è inizialmente caratterizzato dall’opera riformatrice di Giovanni Dominici e Raimondo da Capua, che diedero un contributo decisivo al riordinamento dell’Ordine. Si procedette alla ricostruzione della vita conventuale con metodo e perseveranza e ovunque si cercò un ritorno totale alla primitiva vita dell’Ordine e tutto il Quattrocento trascorse in questo lavoro di riforma. Questa attività trovò in ogni caso ostacoli che riuscì a superare molto bene: l’eresia luterana nel nord dell’Europa, ma dalla sua parte ebbe la scoperta dell’America e grazie a questo le province portoghesi e spagnole conobbero un periodo di floridezza eccezionale sia in ambito dottrinale sia in campo missionario. Negli studi e nelle università i Domenicani raggiunsero nel Medioevo un dominio incontrastato organizzando le loro scuole conventuali con rigida disciplina. La materia d’insegnamento era originariamente circoscritta alla Sacra Scrittura e alla teologia, cui si aggiunsero in seguito filosofia, scienze naturali e storiche oltre all’insegnamento del greco, dell’ebraico e dell’arabo per la formazione dei missionari. Questo fu favorito anche dalla nascita di un nuovo movimento filosofico - culturale: l’Umanesimo che distinse e caratterizzò quel periodo trovando grande favore nell’Ordine. Nel periodo della Riforma e specialmente nei concili di Costanza, Firenze e Trento la chiesa usufruì largamente degli uomini più dotti tra i Domenicani cui affidò tra l’altro uffici delicatissimi come il Sant’Uffizio, il Segretario dell’Indice, il Magistero del Sacro palazzo e il tribunale dell’Inquisizione. Nel terzo periodo di storia dell’Ordine (fino alla rivoluzione francese) la fase ascendente si intensificò e raggiunse l’apice nei primi decenni del Settecento; nella seconda metà di quel secolo si ebbe un lento declino sotto la pressione del potere pubblico che invadeva il campo religioso e, se le lunghe guerre di religione tolsero potere all’Ordine, l’America Latina recuperò subito le perdite allargando l’influenza dei Domenicani in tutto il mondo. Successivamente, nella prima metà del XIX secolo con le rivoluzioni nelle varie nazioni e le relative soppressioni religiose, l’Ordine ebbe vita difficile ma non mancarono uomini notevoli in ogni campo a difesa delle dottrine tomistiche e delle tradizioni antiche. Con l’entrata nell’Ordine del grande oratore francese padre Lacordaire e con la nomina di padre Jandel incominciò una fase di ripresa che culminò con la nascita di nuove università e con una precisa organizzazione della vita Domenicana. Oggi l’Ordine annovera poco più di 9000 membri che indossano ancora gli abiti originari e che benché non siano più impegnati nella lotta contro le eresie continuano ad avere importanza in particolare nell’opera missionaria di cui sono grandi promotori. Esiste anche un Ordine Domenicano femminile fondato da S. Domenico che si diffuse rapidamente e che raggiunse il massimo dello splendore nel Settecento quando quasi ogni città aveva un convento di Domenicane; oggi sono praticamente scomparsi i conventi di clausura e sono invece aumentate le domenicane di vita attiva, specie nel campo dell’insegnamento e delle scuole.

Regola di Agostino



S. Agostino nel corso della sua vita non ha mai creato un ordine monastico, ma attraverso i suoi scritti di carattere filosofico – religioso, ha lasciato ciò che può essere definita come la sua regola. Nel 400 iniziò a scrivere alcuni testi come: “De opere Monachorum” e “Sermoni” nelle quali tracciava le norme di vita per i chierici facenti vita comune con lui; così pure nel 423, nell’Epistola 211, diede delle regole comportamentali per le monache del monastero d’Ippona retto da sua sorella. A questi documenti fu dato nome di Regola di S. Agostino; in essi, infatti, si nota un aureo equilibrio tra le esigenze del ministero pastorale e quelle del culto liturgico e la netta indicazione a seguire i suggerimenti del Vangelo senza rigorismi formali. Al tempo di Carlo Magno la Regola divenne così famosa, che fu assunta come codice di vita per molti ordini e congregazioni religiose di ambo i sessi, come l’ordine Domenicano. L’opera d’Agostino ha un’importanza grandissima nella storia del cristianesimo perché ad essa si sono ispirate non solo le correnti ortodosse della speculazione cattolica, ma anche le correnti innovatrici e riformatrici del pensiero cristiano. Agostino nel corso della sua vita condusse tre grandi polemiche contro alcune sette religiose definite eretiche: Manicheismo, Donatismo, Pelagianismo; l’unica ad avere portata esclusivamente religiosa è quella contro il Donatismo, mentre le altre concernono anche problemi filosofici quali il male e la libertà. Il Donatismo era un movimento scismatico che considerava la chiesa come comunità di perfetti che non dovevano avere contatti con le autorità civili; il fondamento di questa dottrina risiede nel principio secondo cui il battesimo e gli altri sacramenti sono efficaci solo se chi li amministra possiede le capacità per farlo. Nella sua Regola egli afferma che la validità dei sacramenti è indipendente dalla persona che li amministra, poiché è Cristo che opera direttamente attraverso questa persona e conferisce efficacia ai sacramenti che essa amministra. Inoltre la Chiesa non è una minoranza di perfetti, ma una comunità di tutti i fedeli ai quali Cristo intese estendere il beneficio della redenzione. Per Agostino, l’uomo, per trovare la guida della sua ragione, non ha bisogno di guardare al di fuori di sé e per questo ancora oggi la sua Regola e il suo esempio sono molto ricordati, è l’atteggiamento della ricerca interiore, del ripiegamento su se stesso, del riconoscimento di ciò che vi è all’interno dell’uomo e che si manifesta in modo diretto ed evidente. Come principio teologico fondamentale, Agostino pone una base: la Verità è Dio. Ma essendo Verità, Dio è parola illuminante cioè Logos. Per lui la possibilità di cercare Dio e di amarlo è radicata nell’uomo e se fossimo animali, dice Agostino nel “De Civitate Dei”, potremmo amare soltanto la vita terrena, ma essendo uomini creati ad immagine e a somiglianza di Dio abbiamo la possibilità di ritornare a lui, nel quale il nostro essere non avrà più morte, il nostro sapere non avrà più errori e il nostro amore non avrà più offese. Parlando dei Manichei, setta eretica combattuta in seguito anche da S. Domenico, Agostino sostiene che il loro male è di considerare corruttibile il principio del bene (cioè Dio stesso: se Dio è incorruttibile, com’egli sostiene, il principio del male non può esistere e la lotta diventa inutile) e di credere che bene e male siano due principi in contrapposizione tra loro (luce – tenebre,…). La “Città di Dio” è la prima grande concezione teologica della storia che si sia affacciata nel pensiero occidentale e sulla quale si sono modellate le altre, da questo testo, infatti, prese grande spunto Domenico nel XIII secolo per combattere la lotta contro le dottrine eretiche e Hengel in epoca moderna per la sua speculazione filosofica.

S.Agostino



Agostino nacque in Algeria, a Tagaste (l’odierna Souk-Ahras), nel 354 da padre pagano e da madre cristiana, fu educato negli studi classici e si occupò con passione di grammatica finche, verso i 19 anni si dedicò alla filosofia in seguito alla lettura dell’Hortensius di Cicerone. Nello stesso periodo ebbe un figlio, Adeodato (“dono di Dio”) . Nel 374 aderì alla setta del manicheismo, religione d’origine persiana molto diffusa in Africa settentrionale. Nel 373 cominciò ad insegnare grammatica e retorica, prima a Tagaste, quindi a Cartagine ed infine a Roma dove sperava di avere più possibilità per la sua carriera. Nell’anno successivo si trasferì a Milano avendo ottenuto grazie ad alcuni amici manichei, l’incarico come professore ufficiale di retorica. L’esperienza milanese segnerà per lui la svolta principale della sua vita; infatti incontrò il vescovo della città, Ambrogio, da cui apprese il valore dell’esegesi delle scritture e dove lesse i testi neoplatonici, che gli diedero l’orientamento definitivo verso la conversione al cristianesimo. Nel 385 diventa catecumeno e il 25 aprile 387 riceve il battesimo da Ambrogio. E’ questo il periodo in cui si occupa della stesura delle sue prime opere: De beata vita, De ordine, Contra Academicos, ecc. In seguito, nel 389, decise di ritornare in patria per catechizzare il suo popolo, così rimase a Roma per un breve periodo in cui continuò a scrivere testi anche contro gli stessi manichei e, tornato in patria, nel 395 divenne vescovo di Ippona. Da qui in avanti si dedicò esclusivamente a combattere le eresie continuando a comporre testi di denuncia contro varie sette quali Donatismo e Pelagianismo, e in particolare contro quest’ultima con la quale iniziò una lotta nel 412. Questo fu il periodo nel quale scrisse il suo componimento più importante: De civitate Dei, apologia scritta tra il 412 e il 426 incentrata sul confronto tra il cristianesimo e la civiltà pagana. Prima della sua morte, nel 427, intraprese nelle Retractationes una revisione di tutti i suoi scritti, escluse lettere e prediche, allo scopo di correggerne gli errori e le imperfezioni dogmatiche. Morì il 28 Agosto del 430 mentre Ippona, città in cui viveva era assediata dai Vandali che erano riusciti ad oltrepassare lo stretto di Gibilterra.
 
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